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Fratelli lontani, perdonateci!

9 Giugno 2013 , Scritto da DimorareinDio Con tag #Varie

Condivido nel blog un testo dell'allora Cardinale di Milano G.B. Montini del 7 novembre 1957:

«Uno scopo principale ha la Missione: quello di far ascoltare un'autentica parola religiosa ai fratelli lontani. I lontani sono legione: quelli che non vengono in Chiesa; quelli che non pregano più e che non credono più; quelli che hanno la coscienza triste per qualche peccato, o insensibile per le troppe faccende profane; quelli che disprezzano la Chiesa e che bestemmiano Dio; quelli che si credono bravi e sicuri, perché non pensano più alla religione, al paradiso e all'inferno.

Quanti! Quali vuoti nella comunità dei fratelli! Quale solitudine, talvolta, nella casa di Dio. Quanta pena, quanta attesa per chi ama i lontani come figli lontani.

Se una voce si potesse far loro pervenire la prima sarebbe quella di chiedere loro amichevolmente perdono. Sì, noi a loro; prima che loro a Dio.

Quando si avvicina un lontano, non si può non sentire un certo rimorso. Perché questo fratello è lontano? Perché non è stato abbastanza amato. Non è stato abbastanza curato, istruito, introdotto nella gioia della fede. Perché ha giudicato la fede dalle nostre persone, che la predicano e la rappresentano; e dai nostri difetti ha imparato forse ad aver a noia, a disprezzare, a odiare la religione. Perché ha ascoltato più rimproveri, che ammonimenti ed inviti. Perché ha intravisto, forse, qualche interesse inferiore nel nostro ministero, e ne ha patito scandalo.

I lontani, spesso, sono gente male impressionata di noi, ministri della religione; e ripudiano la religione, perché la religione coincide per essi con la nostra persona. Sono spesso più esigenti che cattivi. Talora il loro anticlericalismo nasconde uno sdegnato rispetto alle cose sacre, che credono in noi avvilite.

Ebbene se cosi è, fratelli lontani, perdonateci.

Se non vi abbiamo compreso, se vi abbiamo troppo facilmente respinti, se non ci  siamo curati di voi, se non siamo stati bravi maestri di spirito e medici delle anime, se non siamo stati capaci di parlarvi di Dio come si doveva, se vi abbiamo trattato con l'ironia, con il dileggio, con la polemica, oggi vi chiediamo perdono.

Ma ascoltateci.

Innanzi tutto: voi non ci conoscete. Non conoscete, almeno, il nostro mini­stero. Noi non lavoriamo per noi, lavoriamo per voi.

Siamo stati mandati per il vostro bene, per la vostra salvezza.

Provate a conoscerci.

Pensate che anche noi, almeno come uomini, abbiamo una «coscienza professionale». Questa ci obbliga a volervi bene. Se siamo talvolta importuni, si è che voi ci state massimamente a cuore; dobbiamo cercarvi, dobbiamo curarci di voi, dobbiamo fare ogni sforzo, perché non restiate privi del dono di verità e di salvezza che noi abbiamo per voi nelle nostre mani. Dobbiamo amarvi.

Vi trattiamo da nemici? No, da nemici nostri, non mai. Forse come nemici di Dio, di Cristo, della sua Chiesa, cioè da avversari alla nostra missione: sì, può essere; anzi, così è; perché voi ci obbligate ad assumere tale infelice posi­zione. Ci obbligate a difendere la nostra missione, la verità del Vangelo, la santità della Chiesa.

Ma comprendeteci questa volta: non vi siamo ostili per partito preso, non vi disprezziamo, non desideriamo umiliarvi, non desideriamo profittare della vostra desiderata conversione. Vogliamo che, questa volta al­meno, voi sappiate che non vi respingiamo, ma vi chiamiamo.

Vogliamo che voi, uomini come noi bisognosi d'essere perdonati e salvati da Dio, non ci abbiate a rimproverare: perché non ci avete invitati? perché ci avete chiuse le porte? perché non ci avete fatto capire qualche cosa del nostro vero destino e della vostra fortuna?

Per questo, una volta almeno, lealmente, come amici, vi invitiamo Venite alla Missione ed ascoltateci.

Che cosa diremo?

Le solite cose? sì, ma le conoscete? permetteteci di dubitarne, perché se le conosceste, ne sareste entusiasti.

Sono cose vecchie? dite piuttosto sono cose eterne, cioè sempre vere, sempre vive, sempre attuali. Ed è proprio il progresso moderno a mettere in evidenza, a chi la sa scorgere, questa perenne vitalità del Vangelo.

Sono cose difficili? ma sono belle e indispensabili. Ogni scienza è difficile; se anche quella di Dio lo è, non c'è da meravigliarsi; ma Cristo ha rivestito il suo messaggio, pieno di profondità e di mistero, del mantello regale della semplicità: tutti lo possono ascoltare, e in qualche modo capire.

Sono cose inutili? no: sono utili come l'aria, come il pane. L'aria ed il pane servono alla vita del corpo; ma l'anima ha bisogno di respirare la Verità, ha bisogno di nutrirsi di Cristo: Egli è la via, la verità, la vita.

Sono cose troppo gravi e impegnative? Può darsi, perché non sono superflue o estranee alla nostra coscienza, ma vi entrano come luce, come forza. Sì, hanno la potenza di rigenerare la nostra vita; di rifarla buona ed onesta; di darle coraggio e pazienza; d'infonderle fame di giustizia e di amore.

Perché non le ascoltate? Perché non siete interiormente liberi? ma vincolati da una inconfessata pigrizia, o piegati da qualche immonda passione, o para­lizzati da qualche puntiglio di orgoglio, o intimiditi da chi vi guarda, e chiac­chiera e ride di voi? Se siete liberi, se siete onesti, dovete anche essere abbastanza forti e indipendenti per venire e per ascoltare. Ascoltare, non altro. Come gente seria ed educata, non altro.

Volete un saggio? Ecco ciò che si legge nel gran Libro: “Presto, va’ per le piazze e per le vie della città e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi… E’ stato fatto come tu hai ordinato, ma c’è ancora posto… Va’ per le strade e lungo le siepi, e spingi la gente ad entrare, affinché la mia casa sia piena” (Lc 14, 21-24). Questo disse Cristo, in linguaggio figurato, per amore ai lontani».

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