E gioia sia!

Un grande esegeta, Heinrich Schlier, chiama la gioia «l’esplosione della speranza», e certamente la gioia cristiana ha a che fare con la speranza della gioia perfetta e piena, già anticipata sulla terra.
Io la definirei, in maniera semplice, l’atteggiamento che rende tutto più facile, che rende in particolare più facile il dono.
Afferma infatti san Paolo: «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7), perché chi dona con gioia dona bene.
In proposito mi è caro ricordare anche la splendida parola di Paolo VI (…): «In Dio tutto è gioia poiché tutto è dono». La gioia è collegata col dono ed è la gioia stessa del donare, la gioia per il dono ricevuto e offerto.
Ancora, la gioia è in ogni caso un segno chiarissimo della presenza dello Spirito Santo. Se vogliamo capire dove lo Spirito sta operando, sta agendo in una comunità, in una persona, in una decisione, dobbiamo verificare la presenza o l’assenza della gioia. Se è assente vuol dire che lo Spirito non c’è; se c’è gioia, possiamo pensare che lo Spirito Santo c’è.
Del resto la gioia – come è scritto nel brano del Vangelo di Giovanni – è il fine di tutto ciò che Gesù ha detto: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
La nostra gioia, quindi, è addirittura la gioia di Gesù risorto e glorioso in noi, è la gioia di Dio che entra nel nostro cuore.
Non dobbiamo meravigliarci per l’insistenza con cui il termine è ripetuto: «Nessuno vi può togliere la vostra gioia»; «chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena». Lo scopo dell’opera di Gesù è di renderci pieni di gioia; una pienezza che si avrà soltanto nella vita eterna, e che tuttavia è già anticipata. In questo senso la gioia è la caratteristica del Regno di Dio.

(da C. M. Martini, Il frutto dello Spirito nella vita quotidiana, Gribaudi, Milano 2002, pp. 63-64)